In nome della Madre – recensione di Claudia Musolesi

Carissime e carissimi,

ho partecipato alla vostra rappresentazione In nome della madre sabato scorso 15 dicembre a Batignano.

È stato un bel regalo di Natale.

Credo che il vostro lavoro, in questa occasione ma anche in altre, abbia raggiunto un alto livello di maturità. Colpisce l’intreccio degli stili e dei linguaggi, il movimento spazio-temporale che di volta in volta viene proposto al pubblico.

Questa vostra professionalità accompagnata ad un’autentica passione, cattura e conquista chi assiste avvolgendola/o in un clima di possibilità e di empatia, trasformando il setting della rappresentazione in un luogo di significazione profonda dove i segni ed i codici si fanno rimodellabili e permeabili.

Ho riflettuto su come questo si configuri come un’azione politica, così come dell’azione politica ne dava conto Antonio Gramsci, definendola “lavoro sociale” sempre dentro la dialettica costante tra lavoro produttivo e lavoro creativo.

Insomma, è forte lo spirito di incoraggiamento a continuare che con gioia vorrei farvi.

Conosco la fatica della produzione intellettuale, della sua trasmissione e trasferibilità: sempre appese ad un filo di vento, sempre soggette a critiche vane e a fuggenti entusiasmi e, non ultimo, al poco riconoscimento economico.

Eppure oggi, come in altri tempi precursori di sciatti ideali e teorie inneggianti al superuomo, c’è bisogno di chi ricordi attraverso un paziente e certosino lavoro che la nostra storia ha conosciuto momenti di alto valore, dove all’individualismo bieco fondato sulla logica del godimento continuo si è contrapposta una cultura del rispetto dell’altro da me e dove si è affermato – con tutta la forza che si aveva – che il desiderio di ciascuna/o non potesse esistere e nemmeno essere immaginato senza l’incontro con il desiderio dell’altra/o.

 

Pertanto buon lavoro e buona continuazione.

 

Claudia Musolesi

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